Centrale a carbone, Gentile e Nucara mobilitano la deputazione calabrese
«Siamo d'accordo con Loiero e appoggeremo ogni sua azione a sostegno del turismo»
Tonio Licordari
Reggio Calabria
Centrale a carbone di Saline: dopo le presa di posizione del governatore Agazio Loiero si muove decisamente il Centrodestra attraverso un comunicato congiunto a firma del senatore del Pdl (Forza Italia) Antonio Gentile e del deputato Francesco Nucara, segretario regionale del Pri, i quali annunciano iniziative a livello romano, compresa «una riunione collegiale dei parlamentari calabresi propedeutica ad un incontro» con i ministri competenti (Sviluppo, Ambiente e Territorio, Sanità) «per ribadire il no ragionato alla costruzione di un impianto che in Calabria nessuno vuole».
Qualche mese fa anche l'on. Angela Napoli aveva presentato ai ministri competenti una interrogazione contro la centrale a carbone nell'ex Liquichimica di Saline, proposta da una società svizzera, rappresentata dalla Sei. C'è da ricordare che il ministero dello Sviluppo ha ritenuto completa la documentazione presentata dalla Sei, annunciando una Conferenza dei servizi con tutti i soggetti interessati. La questione è ancora in alto mare. Si è in attesa del parere sulla Via (Valutazione di impatto ambientale) da parte della commissione del Ministero dell'Ambiente. Ma il caso, oltre ad essere tecnico, è soprattutto politico: Regione, Provincia, Comuni (compresi quelli di Reggio e Montebello) sono in linea con il Piano energetico regionale che non prevede in Calabria il carbone. E su Saline, dopo gli errori dei fallimenti industriali del passato, la volontà politica, da destra a sinistra, è di assecondare la vocazione turistica del territorio.
Ma veniamo al documento congiunto Gentile-Nucara che comincia così: «La centrale a carbone di Saline non sarà mai realizzata». E spiegano: «I motivi sono molteplici, ma in primis, vi sono le decisioni politico-amministrative dei comuni interessati e soprattutto della Regione Calabria. Abbiamo criticato tante volte il presidente Agazio Loiero, ma su questo problema avrà tutto il nostro appoggio. La società Sei osserva che in fondo l'inquinamento atmosferico e quello del suolo sono ben contenuti nei limiti previsti dalla normativa vigente. Prendiamo per buono questo dato, ma non ci viene spiegato cosa succederebbe in caso di incidente».
«Vogliamo ricordare – scrivono Gentile e Nucara – a tutti quello che successe a Seveso il 10 luglio 1976. In quell'occasione ci fu un incidente nello stabilimento che produceva prodotti chimici per diserbanti. Per un imprevisto fu rilasciata dallo stabilimento una quantità non definita di diossina. I provvedimenti andavano dall'evacuazione della popolazione, alla demolizione delle case vicine. L'inquinamento fu generalizzato, e l'atrazina finita nelle falde acquifere rese l'acqua non potabile, tanto da indurre l'allora Ministro della Sanità ad alzare i livelli dell'atrazina. E così l'acqua divenne potabile per decreto».
Aggiungono i due parlamentari calabresi: «Fosse solo il principio di precauzione, già sarebbe sufficiente per un no chiaro e forte. Ma vi sono molti altri motivi. La vocazione del territorio su cui dovrebbe insistere la centrale è prettamente agricolo-turistica. Sarebbe difficile soggiornare in un albergo, magari già costruito, nei pressi di una centrale a carbone. I prezzi immobiliari di case e terreni agricoli crollerebbero dall'oggi al domani. Chi pagherebbe questi danni al singolo cittadino? O all'imprenditore che ha investito su strutture alberghiere? O all'agricoltore che si è impegnato a produrre prodotti di nicchia?».
«Il sindaco di Montebello – continua il documento – con il no deciso della sua amministrazione ha imboccato la strada giusta, anche se bisogna ammettere che il problema non è solo suo, poiché le emissioni gassose della centrale non conoscono i confini amministrativi. La Calabria, ed in particolare la provincia di Reggio, ha un esubero di produzione energetica rispetto ai suoi consumi. Centrali elettriche a gas sono in costruzione, ma soprattutto la Regione s'è fatta carico dei problemi del Paese con il suo nulla-osta al rigassificatore da allocare nel porto di Gioia Tauro».
Gentile e Nucara, rivolgendosi agli azionisti della Sei, concludono: «Avete preso un'iniziativa senza sbocchi, limitate i danni rinunciando alla realizzazione di una centrale che nessuno vuole, né a destra, né a sinistra, né al centro. Siamo fermamente convinti della giustezza delle nostre posizioni e siamo certi che tutta la delegazione parlamentare calabrese sosterrà la nostra iniziativa».
Il Wwf regionale, da Catanzaro, ha intanto diffuso una nota nella quale plaude al no pronunciato dalla Regione e dà spiegazioni, tecniche, definendo la fonte energetica del carbone «come la più inquinante».