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4 ottobre 2007
L’INTERVISTA
«Sulla legalità ci si è coperti di troppi alibi»
Angela Napoli critica il Consiglio regionale e si dice perplessa sul piano sanitario
di SALVATORE MUOIO
E' in giro con il banchetto per raccogliere le firme per la petizione per chiedere al presidente della repubblica di sciogliere il consiglio regionale per l'alto numero di indagati. Angela Napoli, deputata di An, fa il punto durante la tappa di Amantea.
Onorevole è soddisfatta dei risultati?
«Estremamente soddisfatta. Nella fase iniziale mi sono accinta all'iniziativa con un po' di trepidazione, perché i calabresi non erano stati abituati a reagire e a fare sentire la loro voce. Ma questa trepidazione è completamente scomparsa, perché a soli pochi giorni dall'inizio della raccolta, le firme sono numerosissime e quello che mi sta entusiasmando è la partecipazione dei cittadini, l'adesione spontanea che avviene non solo pubblicamente nei luoghi preposti, ma anche con la richiesta dei moduli per la petizione che mi giunge via email o telefonicamente».
L'allarme politico che lei ha registrato in riferimento all'azione di questo governo regionale, dunque, giustifica iniziative di questo tipo?
«Non vi è dubbio. Perché questo governo regionale, supportato dall'intero consiglio, visto che in realtà non ha avuto opposizione, e il perché bisogna chiederlo ai rappresentanti dell'opposizione in seno al consiglio stesso, si è coperto di alibi che hanno portato a dare un'immagine estremamente negativa della nostra terra al di fuori dei confini calabresi. Mi riferisco agli alibi per l'omicidio del vicepresidente Fortugno o a quello dell'ultima tragedia estiva, la strage di Duisburg. Di fatto tutte queste cose sono valse per coprire una completa inattività, una mancanza di attenzione rispetto a quelli che sono i problemi reali della nostra regione, dai quali emerge che non c'è un solo settore in Calabria che possa dichiararsi a posto o che possa avere prospettive di sviluppo».
In questi giorni si consuma una spontanea reazione della società civile, in relazione alla richiesta da parte del ministro di Grazia e Giustizia di trasferire il PM De Magistris dalla procura di Catanzaro. Quale sono le sue riflessioni sulla vicenda?
«Ho diramato un comunicato ufficiale in cui dichiaro di essere contro la posizione del ministro Mastella. Ho detto che la richiesta, che peraltro è del tutto anomala perché fatta in via cautelare con provvedimento d'urgenza, il che significa che il Ministro non dà nemmeno il tempo di attendere le risultanze del procedimento disciplinare iniziato, va ad aggravare questa sconcertante iniziativa, in un momento nel quale anche la 'ndrangheta tende ad attaccare i magistrati calabresi che espletano il loro dovere nel combatterla».
Il governatore Loiero in una recente trasmissione televisiva ha fatto riferimento a carenze di organico anche rispetto a primi dirigenti delle procure calabresi.
«Mi ritengo un po' cattiva, perché sono abituata a pensare male e forse per questo poi finisco per avere ragione su determinate situazioni, ma ho l'impressione che quella richiesta fatta dal presidente Loiero attraverso la stampa, non sia stata poi realmente attuata a livello nazionale. Perché se fosse stata presa in considerazione al tavolo delle trattative che ha portato al “pacchetto Calabria”, che è poi tutto da verificare, il presidente Loiero sarebbe dovuto uscire allo scoperto sulla posizione di Mastella e invece ha espresso la sua solidarietà solo ai magistrati della DDA di Reggio, certamente in modo doveroso. E però ho trovato molto strano il suo silenzio sul resto».
La criminalità organizzata punti molto sul settore della salute. Crede che le indicazioni che il piano sanitario contiene possano essere utili per rompere questo legame criminale?
«Non c'è dubbio che il fenomeno esiste, ma teniamo conto che non è solo il settore privato che ha il supporto e l'interesse della 'ndrangheta, ma anche quello pubblico, e questo possiamo verificarlo nella relazione ad esempio dell'ormai famosa Asl di Locri, in quella di accesso sul'Asl di Melito, sulla stessa Asl di Reggio Calabria, e so che era sotto controllo anche l'ormai scomparsa Asl di Palmi. Ma aggiungo di più, cosa che è stata estremamente sottovalutata ma che ho cercato di riportare a galla in commissione antimafia dicendolo anche al prefetto De Sena. Ho avuto modo di far acquisire dalla commissione antimafia la relazione del commissario anticorruzione proprio sull'Asl di Vibo, e le garantisco che non ha nulla da invidiare all'ASl Di Locri in termini di infiltrazione mafiosa, di gestione dei concorsi, per non parlare del problema sanitopoli che ha visto la costruzione del nuovo ospedale a Vibo. Queste sono solo le cose più note ma non c'è, secondo me, settore della regione che sia immune. Certamente il piano sanitario regionale, pur ribadendo la necessità di alcuni interventi di modifica che sono indispensabili rispetto ad alcune necessità, non può essere valutato negativamente rispetto alla necessità di contrasto alle infiltrazioni mafiose. Sarà estremamente difficile eliminarle completamente, perché ormai i concorsi sono stati già gestiti. Sarà invece possibile, secondo me, intervenire in termini di acquisti di materiali, verificando quali sono le società che hanno interessi e che forniscono sempre gli stessi prodotti. Certamente ci dovrà essere, rispetto alle nuove assunzioni, un'attività di controllo, non dico neanche maggiore perché secondo me finora non c'è stata affatto».