Il ruolo determinante della cosca Gioffrè. La Curia di Locri: "E' assurdo"
REGGIO CALABRIA, 18 NOV - Avrebbe svolto un ruolo anche Rocco Antonino Gioffré, di 71 anni, boss della cosca di Seminara (Reggio Calabria), nella pax mafiosa siglata - lo scorso settembre a meno di un mese dalla strage di Duisburg - dai vertici della 'ndrangheta all'ombra del Santuario della Madonna di Polsi. Almeno ad interpretare alcune intercettazioni telefoniche accluse nella corposa ordinanza di oltre 400 pagine del Gip distrettuale di Reggio Calabria che ieri ha portato, tra gli altri, all'arresto del sindaco e del vicesindaco di Seminara con l'accusa di essere sottomesso al clan Gioffré. Pochi potevano sospettare che il ruolo dei Gioffré di Seminara - paese pre-aspromontano sul versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria, ma non distante da San Luca - potesse arrivare a quello di vero e proprio paciere, il tutto due settimane dopo la celebrazione della festa della Madonna della Montagna nello storico santuario di Polsi nel cuore dell'Aspromonte. A confermarlo, però, ci sono le intercettazioni, una in particolare del 13 settembre. Antonino Gioffré, figlio del boss, rivolgendosi ad una amico dice "abbiamo sistemato a San Luca, tutto bene tutti chiusi...capito? Non si spara più se tutto va bene". Dall'ordinanza non è chiaro il ruolo della chiesa quando un altro dei figli del boss, Domenico, parlando con un amico dice "Poi ieri è uscito Don Pino il prete..e il vescovo brigantino benvenuto - gli ha detto - ad un grande uomo di Seminara il nostro - ha detto - amico Rocco Gioffré e ci teniamo - ha detto - a dare questa soddisfazione per la pace quando gli ha detto (...) poi il prete ha detto la cosa nella chiesa: ha detto ringrazio sull'anima di mio padre - ha detto - tutta Seminara - e un grande uomo di Seminara Shalom - ha detto Don Pino - Shalom a Seminara ed a tutto il mondo intero". Il tutto peraltro attribuito agli stessi uomini dei Gioffré che si vantavano di avere ottenuto le benemerenze della chiesa. Ma dalla curia di Locri, dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dai magistrati della Dda, sono partite oggi secche smentite ad un servizio della "Stampa" in cui si parla addirittura della presenza al summit di mons. Giancarlo Bregantini, il vescovo anti 'ndrangheta che da gennaio si trasferira' a Campobasso. Chiarimenti sono stati chiesti dall'on. Angela Napoli di An. 'Non posso nascondere la mia preoccupazione nell'apprendere la notizia del summit mafioso svoltosi a Polsi nello scorso mese di settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna. Anche una parte dei rappresentanti della Chiesa di quel territorio - prosegue Napoli - aveva tranquillizzato tutti coloro che sono attenti ai fenomeni mafiosi, ed in particolare dopo la strage avvenuta a Duisburg nello scorso mese di agosto, che Polsi non rappresentava più l'antico 'sito' dei summit mafiosi. Siamo, purtroppo, costretti ad apprendere che la 'ndrangheta, pur avendo cambiato in parte le sue strategie, continua a ricorrere alle abitudini ed alle protezioni di sempre''.
REGGIO CALABRIA, 18 NOV - Avrebbe svolto un ruolo anche Rocco Antonino Gioffré, di 71 anni, boss della cosca di Seminara (Reggio Calabria), nella pax mafiosa siglata - lo scorso settembre a meno di un mese dalla strage di Duisburg - dai vertici della 'ndrangheta all'ombra del Santuario della Madonna di Polsi. Almeno ad interpretare alcune intercettazioni telefoniche accluse nella corposa ordinanza di oltre 400 pagine del Gip distrettuale di Reggio Calabria che ieri ha portato, tra gli altri, all'arresto del sindaco e del vicesindaco di Seminara con l'accusa di essere sottomesso al clan Gioffré. Pochi potevano sospettare che il ruolo dei Gioffré di Seminara - paese pre-aspromontano sul versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria, ma non distante da San Luca - potesse arrivare a quello di vero e proprio paciere, il tutto due settimane dopo la celebrazione della festa della Madonna della Montagna nello storico santuario di Polsi nel cuore dell'Aspromonte. A confermarlo, però, ci sono le intercettazioni, una in particolare del 13 settembre. Antonino Gioffré, figlio del boss, rivolgendosi ad una amico dice "abbiamo sistemato a San Luca, tutto bene tutti chiusi...capito? Non si spara più se tutto va bene". Dall'ordinanza non è chiaro il ruolo della chiesa quando un altro dei figli del boss, Domenico, parlando con un amico dice "Poi ieri è uscito Don Pino il prete..e il vescovo brigantino benvenuto - gli ha detto - ad un grande uomo di Seminara il nostro - ha detto - amico Rocco Gioffré e ci teniamo - ha detto - a dare questa soddisfazione per la pace quando gli ha detto (...) poi il prete ha detto la cosa nella chiesa: ha detto ringrazio sull'anima di mio padre - ha detto - tutta Seminara - e un grande uomo di Seminara Shalom - ha detto Don Pino - Shalom a Seminara ed a tutto il mondo intero". Il tutto peraltro attribuito agli stessi uomini dei Gioffré che si vantavano di avere ottenuto le benemerenze della chiesa. Ma dalla curia di Locri, dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria e dai magistrati della Dda, sono partite oggi secche smentite ad un servizio della "Stampa" in cui si parla addirittura della presenza al summit di mons. Giancarlo Bregantini, il vescovo anti 'ndrangheta che da gennaio si trasferira' a Campobasso. Chiarimenti sono stati chiesti dall'on. Angela Napoli di An. 'Non posso nascondere la mia preoccupazione nell'apprendere la notizia del summit mafioso svoltosi a Polsi nello scorso mese di settembre, in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna. Anche una parte dei rappresentanti della Chiesa di quel territorio - prosegue Napoli - aveva tranquillizzato tutti coloro che sono attenti ai fenomeni mafiosi, ed in particolare dopo la strage avvenuta a Duisburg nello scorso mese di agosto, che Polsi non rappresentava più l'antico 'sito' dei summit mafiosi. Siamo, purtroppo, costretti ad apprendere che la 'ndrangheta, pur avendo cambiato in parte le sue strategie, continua a ricorrere alle abitudini ed alle protezioni di sempre''.